sabato 26 maggio 2012

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San Leonardo 

Perdaxius (CA)
La chiesetta di San Leonardo attorniata da ulivi secolari che vigilano in silenzio le sue mura.
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San Leonardo-Perdaxius (CA)


Come già detto nella precedente soggettiva, la chiesetta di S. Leonardo vanta di una antica tradizione tra le feste campestri del Sulcis. Come potete notare sullo sfondo la gente si sta radunando piano, piano, in attesa della celebrazione della Santa Messa. Le “ziedde” ( le donne) in costume tradizionale, unitamente agli ulivi secolari, completano la cornice di una antica tradizione irripetibile. A sinistra in primo piano una bancarella di giocattoli per i ragazzi, in sardu “Sa parara”. Proprio in fondo invece a destra, uno scorcio della chiesetta con la barra di sostegno della campana




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SAN LEONARDO-PERDAXIUS (CA) 


La chiesetta campestre di S.Leonardo risalente al 1200 circa, dei Frati Benedettini. La festa coincide con la domenica di Pentecoste, quindi in primavera. In passato aveva un forte richiamo nei paesi della Sardegna di gente comune e pastori che, quet'ultimi, coglievano l'occasione per comprare campanacci, in sardo "Pittiousu" per le proprie pecore da un venditore che proveniva da Aritzo (NU) che esponeva la propria mercanzia artigianale sotto il primo albero d'ulivo all'ingresso ell'emiciclo a sinistra.
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giovedì 24 maggio 2012


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Perdaxius (CA) Matrimonio tradizionale anni ’60.
Via Vittorio Emanuele.
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Gli sposi sono stati appena dichiarati marito e moglie da parte del prete del paese. Ora si trovano nella via Vittorio Emanuele, a pochi passi dalla chiesa. La strada è in terra battuta. Il corteo sfila allegramente tra parenti e amici. La copia: lui indossa l’abito scuro e la camicia bianca, lei invece il costume del paese con lo scialle e porta un mazzo di fiori. I ragazzi in primo piano scorrazzano con allegria.
Tutto si muove come da copione dell’epoca. I passi sono cadenzati e consapevoli che su di loro vigilano gli occhi curiosi del vicinato. Qui siamo di fronte a casa di mio nonno S. Serpi, per la gente del paese “ Tziu Boiccu”. Anche lui incuriosito dalla folla nuziale, si affaccia allo spigolo, ( da noi detto “S’oghianu”) della propria casa da cui vede il movimento giornaliero della piazza.
Mi sembra di vederlo, appoggiato al muro, con corpetto, camicia bianca e berretto, tirarsi “unu zigarru a fogu a intru”. Intanto gli sposi a breve raggiungeranno la loro meta per i festeggiamenti, a coronare il giorno più importante della loro vita.
(commento e foto Bruno Serpi 19 luglio 2009)
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Chiesetta di San Leonardo 1300


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Perdaxius (CA) Estate 1979, località “Su des Procus”.
Il profilo di una casa rurale, in stato di abbandono.

Quanto sia antico “Su Meddau” de “Su des Procus”, si nota dallo spaccato riportato nella foto. Lo scatto risale all’estate del 1979. L’immagine rappresenta una strada con ai lati due abitazioni tipiche dell’epoca in cui case erano costruite con “ladiri”. Il ladiri erano dei mattoncini rettangolari impastati con acqua, fango e paglia, della zona. Un composto molto resistente. Ancora nella foto si nota una strada in terra battuta, detta da noi “Sa Ruga”, molto stretta che consentiva il solo passo dei carri a buoi. “Sa domu”, cioè la casa, si presenta su due piani, e la parte di sopra, detta su “Sorariu”, era il luogo del riposo.
(commento e foto Bruno Serpi 19 luglio 2009)
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Perdaxius (CA) Estate 1979, località “Su des Procus”.
Il profilo di una casa rurale, in stato di abbandono.
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Dalla facciata della casa emergono le rughe della vecchiaia. Peccato che le mura non possano parlare. Chissà quanti racconti avrebbero da svelarci per dirci quanto il mondo è cambiato rispetto ad allora. “Su Meddau” era una piccola comunità, che si reggeva autonomamente e tutto il vicinato, “Su bixinau”, tra di loro vi era grande solidarietà. Le donne in famiglia all’ora di pranzo spesso usavano scambiarsi col vicino di casa il piatto cucinato del giorno. Un’usanza quella di scambiarsi il cibo tramandata nei secoli e in auge fino agli ultimi decenni. Dunque una vita fatta di cordialità, di rispetto e di buone maniere. La casa in primo piano sicuramente apparteneva a un ricco possidente de “Su Meddau”: si estende in due piani: terra e notte. Il soffitto era fatto in canne, il tetto con tegole sarde. Oltre all’arco evidenziato sulla foto in fondo, si nota la porta d’ingresso e due finestre del piano notte, detto anche “Su Sorariu”.
(commento e foto Bruno Serpi 17 luglio 2009)


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Perdaxius (CA) Estate 1979, località “Su des Procus”. Casa rurale.

In paese non ricordo molte case con l’ingresso costruito ad arco. Si possono contare sul palmo di una mano.
L’immagine che state vedendo si riferisce a uno scorcio di abitazione rurale situata in località “ Su des Procus”. Una piccola (comunemente detto da noi “Meddau”) frazione di Perdaxius, situata in un altipiano a Nord del paese, da dove domina una vasta vallata. Chi possedeva queste abitazioni erano ricchi proprietari terrieri con le annesse servitù. Ricordo un particolare di una casa al centro paese: appena varcato il grande portone d’ingresso, si apriva un grande cortile acciottolato e con lunghe tettoie, cioè “Is Lollas”, dove probabilmente in passato si accudivano gli animali e si custodivano gli attrezzi da lavoro.
(commento e foto Bruno Serpi 16 luglio 2009)

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martedì 22 maggio 2012

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Sardegna (Italy) 
Perdaxius (Ca) Sulcis, Sud Occidentale.  

Foto storiche del passato e recenti. Qui siamo in "Pratza de Kresia"
oggi Piazza Roma, la chiesa principale, al centro del paese.
La prima foto dall'alto verso il basso, questa che vedete sotto è
stata demolita intorno agli anni '50/'60, poi ricostruita, appunto 
quella attuale che vedete sotto a colori. 
La secondo foto e sempre la medesima chiesa storica, vista da
un'altra prospettiva.
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Dati storici

"Perdaxius è un comune di 1.465 abitanti della provincia di Cagliari. si trova nel pieno centro del bacino minerario del Sulcis a 98 metri sopra il livello del mare su un territorio pianeggiante circondato di rilievi collinari tra cui Monte Narcao e Monte S'Orcu ed è attraversato dal Rio Monte S'Orcu che sfocia nel lago di monte Pranu.
La zona è ricca di piombo argentifero estratto dalle miniere di Peppixedda e di San Simplicio ora abbandonate.
Molto probabilmente il suo nome trae origine dal latino Petrarium che vuol dire "luogo pietroso".
Il  paese politicamente gestito autonomamente, ma non esistono dati certi in relazione a quando l'abitato abbia avuto realmente origine anche se palesi sono i segni relativi all'era nuragica come sepolcri in località Su Moini de Perdaxius e il Nuraghe in località Camboni."

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